Il bullismo consiste in una forma di comportamento sociale di tipo violento e fortemente voluto, per cui intenzionale, che può manifestarsi sia a livello fisico che psicologico/mentale verso soggetti più deboli.
E’ caratterizzato dalla continuità nel tempo di manifestazioni appunto, oppressive e vessatorie verso persone ritenute, nel nostro ordine sociale, facili bersagli indifesi e che pertanto divengono oggetto di minacce, maldicenza, appropriazione indebita, lesioni ecc che tendono a minarne piano piano la volontà.
L’ambiente dove tale atteggiamento assume toni ultimamente più drammatici è quello scolastico in cui l’età ha un ruolo determinante.
Si parlava durante il servizio militare, anche ai tempi di mio padre, di nonnismo (il concetto è il medesimo, solo applicato a persone di età inferiore).
Molto spesso il bullismo degenera nella violenza, vuoi perché l’apice molto spesso si raggiunge per omertà – tali episodi vengono ignorati dai compagni di classe o dai coetanei preoccupati di subire il medesimo trattamento persecutorio – vuoi per paura e soggezione verso l’aggressore.
La violenza molto spesso scatta da sé, anche senza nessuna ribellione da parte della vittima.
Il caso più famoso resta quello avvenuto presso la scuola superiore Colombine, dove nel 1999, due ragazzi armati di mitra uccidono 13 studenti e ne feriscono altri 24, per poi suicidarsi.
Il livello tecnologico raggiunto, gli onnipresenti telefonini che persino i minori di 10 anni hanno a disposizione, i social sempre più frequentati e sempre più dentro la vita di ognuno di noi, permettono ai “ bulli” di avere un accesso illimitato al parco delle vittime.
Persone che in una scuola non si conoscono neppure di vista, possono relazionarsi attraverso l’uso del WEB. Psicologicamente, l’invio di sms, mms, video, email, foto ecc, chi più ne ha più ne metta, può essere devastante per ragazzini e ragazzine insicuri e ancora acerbi dal punto di vista delle esperienze umane, tant’è che spesso chi subisce tali comportamenti accusa se stesso per essere l’oggetto di tali oppressioni e vessazioni.
Per l’incapacità di affrontare determinate situazioni, e sentirsi isolati e incompresi, molto spesso si tenta il suicidio. La 14enne australiana “Dolly” Everett, si è tolta la vita il 3 gennaio scorso perché, dopo aver prestato il volto per una campagna pubblicitaria di cappelli, è divenuta vittima dei bullismo online.
Se avete figli, spingeteli a confidarsi con voi, partecipate attivamente alla loro vita, stabilite contatti con i compagni di scuola/classe e con i loro genitori, informatevi sulle frequentazioni ma soprattutto segnalate eventuali episodi sia agli insegnanti che al ministero dell’istruzione a bullismo@istruzione.it.
In questo caso inviare una comunicazione via web, è un atto dovuto, sociale ed umano.
Spero che questo articolo sia stato utile e Vi do appuntamento al prossimo articolo.
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