Nankurunaisa e Covid-19

Non scriverò lunghi articoli sull’emergenza Covid19 in quanto qualsiasi lettore ormai ne sa più di noi legali seppure c’è tanta confusione.

Faccio un sunto del mare magnum che compare sui social solo per evitare fraintendimenti.

Innanzi tutto le sanzioni non sono decise dalle forze dell’ordine che controllano le strade in questi giorni ma dalla magistratura, infatti i verbali di accertamento che sottoscrivete non contengono bollettini da pagare né questi ultimi vengono forniti dagli agenti, sono solo i documenti attraverso i quali la giustizia ordinaria punirà i colpevoli.

A nessuno verrà imputato qualcosa se si rispettano le seguenti regole:

  1. evitare spostamenti non motivati da «comprovate esigenze lavorative» «situazioni di necessità» o «motivi di salute», che si possono giustificare attraverso una auto dichiarazione, da esibire agli agenti accertatori. Chi presenta sintomi compatibili con il virus o la febbre oltre i 37,5 gradi deve rimanere a casa limitando al massimo i contatti sociali; ma non c’è il divieto assoluto neppure per questi soggetti che possono sempre circolare per le tre ragioni di cui sopra;
  2. vi è divieto assoluto di uscire di casa per chi è sottoposto alla misura della quarantena o ha contratto il virus;
  3. alcune attività sono chiuse o vengono regolamentate diversamente per non fare collassare il sistema.

Il mancato rispetto di uno qualunque degli obblighi appena descritti è punito dall’art. 650 c.p., che prevede l’arresto fino a tre mesi (nelle ipotesi più gravi) o (per cui non con entrambe le sanzioni) con l’ammenda (nelle ipotesi più lievi) fino a 206 euro (si presuppone che possono essere anche inferiori e a discrezione del Giudice). Chi invece produce una auto dichiarazione falsa integra il delitto punito dall’art. 483 c.p. e la pena prevista è la reclusione fino a due anni.

Restano valide e attuali le sanzioni per i tipici comportamenti illeciti: lesioni gravi o gravissime e omicidio colposo. Chi esce di casa sapendo di essere infetto risponderà di questi reati se la Procura riuscirà a ricollegare tali eventi al comportamento non a norma.

In sostanza gli agenti accertatori che hanno notizia di un qualunque reato descritto negli articoli 483 e 650 c.p., la trasmettono alla Procura presso il Tribunale di residenza del presunto responsabile e la sanzione sarà poi decisa da un giudice al termine di un processo insieme alla eventuale condanna. Alla notizia di tale imputazione consiglio di rivolgersi al proprio legale di fiducia o di nominarne uno che vi spiegherà l’azione migliore da intraprendere a difesa..

La violazioni delle relative alle attività soggiacciono invece ad una sanzione amministrativa di chiusura dell’attività stessa per un periodo da 5 a 30 giorni. Anche qui, nel caso venga applicata senza contradditorio, rivolgetevi ad un legale. Ma invito chiunque mi legga ad attenersi alle norme per il bene di ognuno di noi.

Concludo confidandovi che nelle mie tante ricerche giornaliere di messaggi sul web ben augurali in questo nefasto periodo storico per il genere umano, ho scoperto la parola NANKURUNAISA che è una espressione dialettale giapponese e significa “le cose andranno da sè” ma comunemente “con il tempo si sistema tutto”.

In merito ho letto un interessante articolo di Riccardo Gabarrini che riporto per intero, per non svilirne il contenuto e il messaggio di speranza, augurandomi che questa parola diventi un mantra come da oggi lo è per me:

Nankurunaisa (なんくるないさ) è un’espressione giapponese (più precisamente in dialetto di Okinawa).

Il senso di questa frase, molto popolare in Giappone ed esportata in tutto il mondo è “le cose andranno da sè”, spesso letto come “con il tempo si sistema tutto”.

Ci sono naturalmente molti modi di leggere questo suggerimento. Qualcuno vorrà vederci una sorta di lasciarsi andare alle cose, qualcun altro un credere in un tempo che guarisce tutto. Io preferisco vederci un atteggiamento meno passivo e più vicino ad un approccio integrale.

Lo vedo come un invito ad avere una fiducia fondamentale nell’esistenza. Nel fatto che, malgrado tutto, ogni cosa ha un senso. Ed è possibile scoprire, nel tempo, che la realtà ha una natura fondamentalmente benevola. Questo naturalmente se sappiamo guardare le cose dalla giusta distanza. Più le guardiamo dall’alto, più le vediamo nel loro significato complessivo, più ne scopriamo la perfezione. Più le vediamo da vicino, le analizziamo, le scomponiamo e più se ne perde il senso.

Steve Jobs, in uno storico discorso fatto all’Università di Stanford, ha utilizzato un’immagine per questo. Quella di un disegno che acquista un senso solo quando finiamo di connettere tutti i punti che lo compongono.

….non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro..”

Per fare questo è possibile accedere ad una visione della realtà diversa. Quella di una natura in cui tutto è perfettamente bilanciato, tutto ha un senso preciso e divino, ed in cui nulla è fuori posto. Che possiamo perderci solo dividendo, separando, immaginando che aspetti diversi siano opposti inconciliabili.

Esiste una via di mezzo tra l’essere attivi o passivi. Se ad un estremo possiamo immaginare di avere tutto sotto controllo, che il futuro è nelle nostre mani, che “volere è potere” e che anche il mondo non girerà più se ci distraiamo, all’altro estremo c’è il lasciarsi andare alla deriva, rinunciando a prendere decisioni, evitando di realizzare i nostri desideri.

Questo equilibrio lo descrivo in un altro articolo,  parlando del Wu Wei con una metafora.  Quella di una persona che in canoa è trasportata a valle in un torrente. Non può certo contrastare la corrente, ma può con la sua pagaia governarsi, scegliere il percorso migliore, evitare gli ostacoli. E lo farà meglio assecondando il flusso e non contrastandolo, usando al meglio le proprie energie per non disperderle.  Se si lasciasse solo andare, tirando letteralmente i remi in barca, probabilmente sarà travolto o finirà su una roccia.

Credere di avere un controllo determinante sul nostro futuro è una superstizione, come è meravigliosamente descritto da Jaco Van Dormael nel suo film capolavoro Mr. Nobody.

Quello che ci resta è essere presenti a noi stessi, evitando il delirio di onnipotenza e sviluppando una fiducia in qualcosa che non ci sovrasta, ma che semplicemente include noi e tutto il resto della realtà”.